mercoledì 22 ottobre 2014

Noi genitori: "Da genitore... a genitore..."

Mi permetto di usare, quasi invadere, questo spazio. Oggi, a conclusione di una giornata davvero emotivamente faticosa, voglio porgere a tutti voi genitori una breve riflessione (anche se confesso vorrei dire tanto…).
Lascio a voi la libertà di accoglierla.
Inizio subito con una citazione: “Quando un arciere scocca una freccia senza traguardi agonistici, mette in mostra tutta la sua abilità. Se c’è in palio una medaglia di bronzo, comincia a diventare nervoso. Se si tratta di una coppa d’oro, diventa cieco, vede due bersagli e si deconcentra. La sua abilità è sempre la stessa, ma il premio lo rende più preoccupato di vincere che di tirare con l’arco. La tensione della vittoria lo indebolisce”.
Avete capito bene. Sto parlando del voto. Di quel numeretto che sta facendo inciampare i nostri bambini (e anche un pò noi genitori) che fino ad oggi hanno vissuto il loro percorso scolastico con gioia, chiarezza, libertà, emozione, passione, curiosità, entusiasmo e serenità. Tutte sensazioni che non devono essere assolutamente spente, offuscate, ma al contrario alimentate. Sempre. Eppure, personalmente, penso che il voto, invece, rischia di fare proprio questo: soffocare fino ad arrivare a spegnere.
Perché il voto crea ansia, diventando così l’unica cosa importante e portando i bambini a fare qualsiasi attività non più per piacere, ma per dovere, con l’aspirazione del “buon” giudizio, con una tensione verso il risultato che annulla il piacere del compito e del fare…oltretutto INSIEME. Il voto toglie quella sana voglia di imparare e crescere. Il voto rende definitivo il risultato della prova. Il voto porta il bambino ad identificarsi in un numero invece di identificarsi in se stesso. E poi… entriamo in scena noi genitori dove iniziamo, inevitabilmente, quasi senza accorgercene, la nostra rincorsa al “buon voto” innescando così il fenomeno della competizione, mettendo i nostri figli in una posizione scomoda: quella di non deluderci perché possono fare sempre meglio, sempre di più.
No, io non ci sto…lasciamo che i nostri bambini facciano quello che possono fare, che sanno fare. Fidiamoci di loro e di chi, da sempre, crede in loro…
Rivolgo, a questo punto, un piccolissimo pensiero alle maestre. Sono convinta che il loro non è un lavoro…è un mestiere e un mestiere è un arte. La maestra dunque è un ARTISTA capace di modellare una relazione educativa/didattica che permette ai bambini, i protagonisti, di stare bene a scuola. Un artista capace di ricrearsi, reinventarsi, ogni volta che si manifesti la necessità. Un artista che è consapevole che per creare un’opera d’arte bisogna, alle volte, uscire dagli schemi con consapevolezza, originalità…e coraggio.
E ci sono maestre che in questo riconoscersi artiste ci credono, fermamente...e noi ne conosciamo prima di tutto una, Maestra Enrica, insieme a chi ha condiviso con lei, da subito, una scelta educativo didattico che a mio parere ha portato a risultati vincenti.
Ecco, come ho iniziato, ora finisco con un’altra citazione di Daniel Pennac che racchiude in se tutto.
“Il Voto, la malattia infantile dell'educazione. Il voto è la sorgente della paura preventiva, quella che ci portiamo dietro e che non se ne va più. Il voto è la valutazione. E’ il giudizio. E’ il sospetto che si annida dentro l'alunno, dentro il maestro. Il voto è la vergogna dell'essere somaro. E genera la vergogna dei genitori. E’ la vergogna e la resa di un insegnante. E’ per ultimo la resa di un’intera società. Che finisce solo per preoccuparsi dell'identità, dell'immagine. Di un fantasma”.
Questo non vuol dire che i nostri figli non saranno mai messi difronte a un voto, a un giudizio…ma non ora…c’è tempo per questo. Il nostro compito, nel frattempo, è fatto solo di motivazione e di stimolo.
E se qualche genitore, invece, ha fretta e ritiene che sia corretto introdurre il voto nel percorso scolastico del proprio figlio, allora sia veramente CAPACE di spiegare cosa ci sia dietro ad un voto, dando il giusto valore, significato e peso a tutto.
Isa

3 commenti:

  1. Da maestra ringrazio Isa e da ex-alunna la ringrazio doppiamenteper aver saputo leggere nell'animo del bambino che siamo stati quelle che erano le nostre sensazioni....e...ancora la ringrazio da genitore che non ha bisogno di misurare l'essere del proprio figlio e di tutti i figli del mondo....GRAZIE!!!!

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  2. Mi commuove profondamente leggere questa lettera con queste importanti parole soprattutto perché a scriverle è un genitore che ha ben capito l’importanza di “fare scuola” con strumenti che possano favorire l’apprendimento piuttosto che ridurre ad un limitato giudizio la libertà espressiva dei bambini. Alla carissima collega e soprattutto amica di sempre Enrica rivolgo il mio più caloroso abbraccio per aver condiviso col sottoscritto un regalo così intenso e profondo che un’insegnante umile come te, per chi ha avuto il privilegio di incontrarti a e conoscerti nel profondo, penso possa avere apprezzato più di qualsiasi oggetto materiale e in egual modo possa mai aspettarsi fra “le mura” di una scuola. Che dire… se non grazie di cuore per avermi coinvolto ed aver aperto con me questo bellissimo regalo anche perché queste saranno le mie parole di domani. Sì, avete capito bene! Domani dinanzi ad altri genitori di un’altra città, Sassari, leggerò questo bellissimo “trattato di pedagogia attiva” che tralascia la “grandezza” espressa con i voti per dar spazio al valore e al’importanza del “fare scuola” insegnando ad un apprendimento pulito senza cattive contaminazioni. So per certo che tu invece, al contrario di molti colleghi e colleghe, porterai i bambini ad essere sempre più liberi di essere e soprattutto senza rinchiuderli con “etichette” che li possano rendere prigionieri per sempre di un Sistema burocratico che non è far scuola. Un ringraziamento speciale anche a Isa perché con questo scritto mi ha ricordato che non si smette mai d’imparare. Che l’educazione permanente ha un valore assoluto solo quando ci si apre a moderni sguardi e a nuovi orizzonti per rivolgersi al presente come un “piccolo seme” per dar frutti futuri. Ti abbraccio caro genitore con l’augurio che anch’io nella mia umile strada possa incontrare e ricevere un giorno questa bellezza e avere questi incontri fatti di semplici atti di conoscenza. Ti auguro di riserbare sempre nel tuo cuore questa esperienza scolastica vissuta con una maestra speciale che a modo suo, innovativo dal mio punto di vista, sta cambiando in modo significativo la prassi ormai diffusa del vivere la scuola e l’apprendimento-insegnamento con i bambini.
    Con affetto maestro Christian

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  3. Due anni fa, ho letto ai miei alunni di quinta “L’autobus di Rosa” di Fabrizio Silei. Con i bambini ci siamo fermati molto sul discorso che il nonno ha fatto al nipote dopo avergli finito di raccontare la storia di Rosa Parks “…C’è sempre un autobus che passa nella vita di ognuno di noi. Io l’ho perso tanti anni fa. Tu tieni gli occhi aperti: non perdere il tuo”.
    Quella frase, a parole mie, l’ho recuperata nel momento di separarmi da loro nella mia lettera di saluto “E quando si presenterà l’occasione, ricordate di fare la cosa giusta. Dentro di voi sapete qual è…”
    E l’ho donata a me…
    Non è che per tutti passino autobus come quello di Rosa, per ognuno ne passa uno diverso. Alcuni sono tali da cambiare la storia, altri migliorano “solo” le storie individuali.
    La cosa importante è sapere quando non si può abbassare lo sguardo.
    Grazie Isa per non averlo fatto e per averlo ricordato a tutti noi.
    Se non possiamo essere mare, accontentiamoci di essere buone gocce…
    Maestra Enrica

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